Dario
Fo e Franca Rame hanno scritto Coppia
aperta, quasi spalancata nel 1982, in un periodo in cui
l’Italia, grazie ai movimenti di contestazione e soprattutto al contributo di
quello femminista, cominciava a svincolarsi dal giogo clerico fascista, come
aveva dimostrato l’approvazione delle leggi sul divorzio, l’aborto e
l’annullamento del delitto d’onore. Si dovrebbe dedurre quindi che Coppia
aperta, quasi spalancata sia oggi un testo superato?
Assolutamente no. Secoli di repressione e di machismo non spariscono al primo
colpo di tosse. Per di più negli ultimi vent’anni le forze reazionarie hanno
cercato di minare alla base i grandi mutamenti culturali e le conquiste civili
ottenute. Se è vero, anche se qualcuno si illude del contrario, che le lancette
della storia non si possono portare indietro, è altrettanto vero che il testo è
sempre attuale e porta il pubblico, soprattutto quello maschile, a riconoscersi
nel personaggio in scena e a dire: “Caspita, ma quello sono io”.
Bisogna
anche avere il coraggio di ammettere che quel tentativo di coppia aperta, di
“corna democratiche”, non è riuscito e in una buona parte è quasi sempre
naufragato nell’ipocrisia. “Eh sì, bisogna dire che la coppia aperta ha i
suoi svantaggi. Prima regola: perché la coppia aperta funzioni, deve essere
aperta da una parte sola: quella del maschio! Perché se la coppia aperta è
aperta da tutte e due le parti ci sono le correnti d’aria!”
Mettere in scena oggi questo spettacolo significa non solo
ricordare un’attrice, una donna straordinaria che ha dato tanto a tutti noi e
ha pagato fino in fondo le sue scelte, ma anche rendere omaggio alla sua
intelligenza e al suo talento. Proprio perché il compito non è dei più
semplici, ci siamo affidati alla bravura e alla verve di Alessandra Faiella
che, grazie ai recenti successi e la grande maturità attoriale raggiunta, è una
delle regine del “far ridere facendo pensare”, erede di quella tradizione che
ci ha regalato personaggi straordinari come Tina Pica, Franca Valeri, Mariangela
Melato e Lella Costa.
Sul
palco, accanto ad Alessandra, che ha avuto la fortuna di lavorare all’inizio
della sua carriera proprio con la coppia Fo-Rame ne Il Papa e la
strega e di ricevere il generoso aiuto di Franca per la messa
in scena di Sesso?
Grazie, tanto per gradire!, c’è un attore d’esperienza come Valerio
Bongiorno, capace di superare la caratterizzazione brillante, ed esteriore, e
di dare al ruolo del marito il giusto spessore.
A dirigerli Renato Sarti, interessato a sottolineare la forza
comunicativa e l’attualità di questo testo che, anche se procede con il passo
grottesco della commedia, in un susseguirsi continuo di dialoghi serrati,
situazioni ai limiti del paradosso e colpi di scena tragicamente comici, parla
delle dinamiche sentimentali che legano una coppia oggi come ieri. Un testo che
denuncia l’arretratezza emotiva, culturale e affettiva di certi uomini “sempre
arrazzati” e soprattutto pronti a menar le mani, quando non a far di peggio, e
valorizza la sensibilità e l’ironia di donne come Antonia, eroina di tutte le
mogli tradite e trascurate, capace di dire: “Tutte ’ste storie di letto, letto,
sempre letto! Con tutti i mobili che ci sono per casa…”.